DOTT. ANDREA NERI

  • Psicologo e Psicoterapeuta
  • Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Sardegna
Studio privato

via Lussu n. 9 – Sassari

Lo psicologo dei bambini

Talvolta il bambino può manifestare il suo disagio con dei segnali indiretti,comead esempioun difficile rapporto con il cibo o difficoltà legate alla scuola, oppure più in generale attraverso manifestazioni diaggressività o ansia. Non è facile per i genitori comprendere i reali motivi del disagio e porvi rimedio.Lo psicologo dei bambini li sollecita nel giusto modo e li stimola a raccontare le loro storie attraverso le parole, o a metterle in scena usando il gioco, dando così voce a ciò che dentro di loro, per vari motivi, non riesce a esprimersi o a essere compreso.

Un bambino non può mangiare serenamente perché teme che il boccone possa soffocarlo; una ragazza non riesce più ad andare a scuola perché ogni mattina è colta da fortissimi mal di testa; un bambino non tollera che la madre si allontani da lui, e può accettarlo solamente chiamandola al telefono ogni pochi minuti.

Questi sono alcuni esempi del genere di situazioni per le quali i genitori possono rivolgersi a uno psicoterapeuta per trovare una soluzione. All’apparenza molto diverse, queste situazioni sono tutte accomunate dal fatto che c’è una angoscia nel piccolo o nella piccola alla quale i grandi preoccupati non trovano una spiegazione,ne un modo per rassicurare. Le parole affettuose e d’amore non sembrano efficaci, e presto si avverte la frustrazione di non poter essere d’aiuto al proprio piccolo, che “testardamente” continua ad avere paura, continua ad avere mal di testa, continua a non voler mangiare.

Le parole del genitore non riescono a risolvere il problema perché è difficile per il bambino esprimere ciò che prova in situazioni come queste: in qualche modo sta cercando di comunicare con il suo adulto, con la sua mamma o il suo papà, ma non riesce a farlo fino in fondo con le parole (il bambino non sa perché, non riesce a spiegare) e allora lo fa attraverso il corpo che ha dolore, attraverso le paure che non fanno mangiare o dormire.

Queste sono le cose che fanno preoccupare i genitori, i quali poi talvolta chiedono aiuto.

Ma se messi nelle giuste condizioni i bambini possono trovare altri modi di raccontare quello che gli sta capitando, usando strumenti più adatti a loro rispetto alla lingua parlata dagli adulti, come il disegnare o il giocare, il fare finta, ma anche raccontando una storia. E così, un po’ alla volta, il bambino racconta sé stesso, e se questo racconto, da sparpagliato com’è nei vari giochi viene raccolto e riunito con pazienza da un adulto, può anche essergli restituito, al bambino come anche ai suoi genitori. Ecco allora che gradualmente, man mano che il messaggio che cercava di essere recapitato viene compreso e può quindi giungere a destinazione, i grandi capiscono un po’ di più i loro piccoli, e il sintomo non serve più.

Questo è ciò in cui consiste secondo me la psicoterapia rivolta ai bambini.

Raccontando le loro storie attraverso le parole, o mettendole in scena usando il gioco, i bambini danno voce a quel qualcosa che dentro di loro per vari motivi non èriuscito ad esprimersi e ad essere capito, la parte di loro che è rimasta piccola e che spesso si trova all’origine delle difficoltà e delle sofferenze che il bambino sente, senza poter dire perché.